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giovedì 10 novembre 2011

IL TRENO


Mi ritrovai quasi senza sapere come, su quel treno che sferragliava lungo percorsi mai visti, diretto verso una destinazione a me ignota purché lontana abbastanza.
Le voci dei viaggiatori mi giungevano ovattate come un ronzio fastidioso.
Mai per una sola volta il mio sguardo si posò su uno di quei volti.
Girata verso il finestrino e cullata dal ritmico dondolio del treno in corsa, ero sola tra la folla.
Avvertivo la presenza degli altri come ombre fruscianti che mi scivolavano accanto attraverso il riverbero del finestrino del mondo.
Mi sentivo protetta da una sorta di torpore mentale. I miei sensi annebbiati.
C’ero senza esserci.
Se qualcuno mi avesse chiesto dove stavo andando, non avrei saputo rispondere.
Se qualcuno mi avesse chiesto chi ero, avrei dovuto inventarlo.
Esiste un momento giusto per dire basta perché non c’è eroismo nelle pene che ci si infligge da soli.
Così cominciai a ricordare e ricordando desiderai dimenticare, con una lacrima impigliata tra la ragnatela delle mie ciglia ed un cuore impantanato nel dolore del passato, di ciò che fu e di ciò che non fu.
Perché ferisce anche ciò che si è perso senza averlo.
Cercai di contenere il peso dei ricordi entro i limiti della mia capacità di riceverlo.
Ma non mi riuscì, come molte altre cose nella vita.
E solo allora compresi che vacillare sotto un dolore è un modo come un altro per non accollarselo interamente.
Adesso ero diretta verso un altrove eppure non era una fuga, era un viaggio verso un incontro, se non con qualcuno almeno con me stessa. Perché ogni momento di ricerca è sempre un momento di incontro.
E mentre il treno continuava a macinare chilometri tra il verde della campagna, mi resi conto di sentire l’eco del mio silenzio.
Mi girai lentamente e scoprii che non c’era più nessuno, adesso ero veramente sola.
Sembrava che tutti fossero già scesi a fermate precedenti  che io avevo saltato nel mio torpore mentale.
Solo dopo mezz’ora il treno cominciò a rallentare, in maniera quasi impercettibile.
Quel cambio di velocità lasciava presagire l’avvicinamento ad una destinazione.
Sentii dei passi avvicinarsi e la voce di un uomo dirmi:
“Signorina, siamo arrivati alla fine del viaggio!”
Fu solo allora che lo guardai e sorridendo risposi:
“Per me è solo l’inizio!!”

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