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venerdì 13 gennaio 2012

MA POI COME FA IL SILENZIO?


Racconto ispirato al reportage di Fabrizio Susini nell’ex manicomio di Volterra

Ma poi, poi, come fa il silenzio a urlarti dentro cose che non può sapere e che non vuoi sentire? Come fa il nulla a riempirti il vuoto fino ad esplodere di tutto?
Come fa la gente semplicemente a vivere? O forse è sopravvivenza mascherata da vita?
Sopravvivere! E già questo mi sembrerebbe un miracolo!
Eccolo! Lo sento.
Arriva di nuovo all’improvviso, avverto i suoi passi nella stanza accanto, muove sedie e tavolini trascinandoli, lo sa che non lo sopporto, lo sa che ho paura di qualcuno che sento, il cui respiro mi alita sul collo ma che non vedo, dunque che non esiste.
Esistono i fantasmi o sono frutto della mia mente in perenne bilico tra follia e normalità?
Mi avvicino lentamente a quella porta, i rumori si fanno più forti, sempre più assordanti, porto le mani alle orecchie, soffoco il rumore dentro me. E’ implosione di terrore e tremore, sudo, sono pallida e ancora tremo. Ancora una volta.
Lui c’è, apro di scatto la porta. La stanza è vuota ma quel brusio di mobili spostati continua eppure tutto è al suo posto.
Mi arrendo. Nessuno può credere a ciò che sento, alla mia paura, a questa tortura che mi dilania l’anima e mi divora la mente.
Tante, tante volte ho provato ad urlare più forte di quelle grida, di quei rumori per sopraffarli, perché la mia voce li coprisse, li attutisse, li domasse.
Come una guerra feroce combattuta senza armi, a mani nude e sanguinanti. E’ il mio sangue quello che vedo e quello del nemico che si trasforma in tutt’uno.
Fiume rosso di resa.
Mi accascio al suolo su quel campo di battaglia che è la mia casa, in quel mare di sangue che è la mia essenza e mi lascio andare così.
Sfinita e senza più energie mentre i pensieri mi pugnalano trafiggendomi.
E non c’è più nulla contro cui difendersi se non se stessi.
So già dove mi porteranno domani. In un posto in cui quelle urla le sentirò davvero e mai più potrò salvarmi o guarire.
Internata per sempre in un tempo immobile. E per sempre spento.
Ma poi, poi, come fa il silenzio a urlarti dentro cose che non può sapere e che non vuoi sentire?

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