Etichette

domenica 26 maggio 2013

I CONTORNI DEL SOLE


Poesia ispirata alla foto di Adolfo Valente
  

Di te,
che hai ingannato lo sguardo per nascondermi
ai tuoi occhi e cancellarmi dal cuore,
ho accartocciato l’ultimo ricordo.
Ho lasciato cadere insieme alla sera
tutti quei domani rimandati
in ogni oggi che ci sapeva vicini
ma ci vedeva lontani.
Sei l’eco di un pensiero
affacciato sul nulla che hai lasciato,
il brusio che si allontana quando si chiude il sipario,
l’impercettibile rumore di un passo
tra i mille che escono di scena.
E non esisti più per me.
Perché è nel tramonto che ho conosciuto
la calda luce di un nuovo giorno,
e mi accendo di altra vita
mentre dipingo con i sogni
i contorni del sole.

sabato 4 maggio 2013

AMORI MALATI


Immagine presa dal web

Lo trovò davanti al portone della sua casa.
Per un attimo il cuore si fermò e d’impulso la mano andò al cellulare, per cercare eventualmente un aiuto.
Eppure quell’uomo era stato il suo amore, un uomo che aveva amato più della sua stessa vita e che poi era diventato sempre più geloso, possessivo fino a sottrarle l’ossigeno di cui aveva bisogno.
Da quando lo aveva lasciato due mesi prima, continuava a non darle pace. Ogni occasione era buona per indurla a pensare che lui era cambiato, che senza di lei non poteva vivere, che avrebbe voluto una seconda occasione per dimostrarle la sua evoluzione. Che forse potevano ricominciare come all’inizio.
I suoi no non lo avevano fatto desistere da questa invadenza sempre più ossessiva.
Ora era lì.
Lucia si era fermata, in bilico tra le sue emozioni. Lui ne approfittò per avvicinarsi.
- Lucia, senti io vorrei solo parlarti. Che ne dici se ci vediamo stasera da qualche parte?
- Gianni è finita. Non abbiamo bisogno di parlare e ora vai via o chiamo la polizia.
- Invece abbiamo bisogno di chiarire. Ti prego. Ti chiedo solo un’ultima possibilità di confronto, poi prometto che ti lascio stare. Te lo prometto.
Lucia era combattuta, se davvero fosse bastato un chiarimento per porre fine a tutto sarebbe stato meraviglioso ma una parte di lei non si fidava.
- Ti vengo a prendere io dai, come ai vecchi tempi, magari andiamo a Nemi…
- Cosa? No, qui le regole le detto io. Non mi vieni a prendere e ci vediamo in pieno centro, in un posto affollato. Facciamo al Caffè Chic, via Condotti.
Vide il volto di lui rabbuiarsi ma fu solo un attimo. Forse era suggestione, la sua emotività e la sua ansia erano alle stelle.
Continuava a sentirsi in pericolo.
Lui accettò luogo e orario in un’accondiscendenza che aveva poco di spontaneo.
- Perché non mi hai chiamato per dirmelo – chiese lei.
- Perché so che non ami le mie chiamate. Allora a stasera.
Lucia aspettò che si allontanasse prima di salire a casa.
Cominciò a percorrere a lunghi passi il suo appartamento mentre fumava una sigaretta.
No. Non era tranquilla. Neanche così. C’era qualcosa che non le tornava.
Perché era andato fin sotto casa?
All’improvviso pensò che non volesse lasciare tracce di una telefonata, era plausibile come eventuale alibi.
Poteva ancora non andare… poteva ancora tirarsi indietro.
Ma decise di tentare.
Eppure l’ansia la stava divorando. Chiamò la sua migliore amica, le raccontò tutto, le disse l’ora e il posto dell’appuntamento e sorvolò sui suoi consigli a non rischiare e a sporgere nuovamente una denuncia. Ma Lucia era determinata, chiese alla sua amica di chiamarla dopo circa 30 minuti dall’ora fissata per l’appuntamento e se non avesse avuto sue notizie di chiamare la polizia.
Poi andò dalle forze dell’ordine.
Il Commissario la riconobbe e in modo bonario le chiese cosa ci facesse a quell’ora della sera.
Lucia raccontò e raccontò mentre le mani tremanti le impedirono di nascondere la sua preoccupazione.
- Signorina – disse il Commissario – lei sta dicendo che vuole andare all’appuntamento ugualmente?
- Si.
- Non ho pattuglie per farla seguire ma facciamo così, memorizzi sul suo cellulare questo numero, fa capo sempre alla Polizia ma stanotte ci sono io, rispondo io immediatamente. Anzi facciamo così… lei cerchi di non allontanarsi dalla folla anche se questo non aiuta sa? Mi dia il suo cellulare. Non potrei ma se serve a salvare qualcuno…
- Cosa intende? – chiese la donna con curiosità.
- Mi dia il suo cellulare – sentenziò il Commissario.
Lucia glielo porse con fare remissivo.
Lo vide mentre prendeva qualcosa da un cassetto, un oggetto piccolissimo, lo vide aprire il vano batteria e posizionare questo oggetto. Poi lo richiuse e glielo diede.
- Si tratta di un piccolo localizzatore, così saprò sempre dove sta. Ah potessi fare di più mi creda lo farei…
Lucia sorrise e aveva quasi le lacrime agli occhi. Ringraziò e corse via. No. Forse sarebbe più esatto dire che scappò.

Via Condotti la sera era sempre un intrico di luci, voci, profumi, gruppi festosi e urlanti per qualche birra di troppo. Lo vide davanti al famoso Caffè.
- Entriamo? – disse lei.
Scorse ancora una volta il disappunto sul suo volto, come se le sue richieste stessero mandando all’aria tutti i suoi piani.
Si sedettero ad un tavolo, civilmente parlarono. Ad un osservatore poco attento potevano sembrare una coppia di amici o di innamorati intenti in una tranquilla conversazione ma la tensione era palpabile. Gli occhi, i gesti, la rigidità nei movimenti, la distanza fisica che c’era tra i due pur seduti su un comodo divanetto raccontavano altro.
Poco dopo il suo cellulare suonò. Era la sua amica. Lei rispose, lui sbuffò.
- Si cara certo, sono qui al Caffè Chic con Gianni… ma certo tutto bene. Buona serata cara.
Vide Gianni visibilmente irritato. Forse troppe cose stavano andando male, troppi imprevisti stavano scombussolando i suoi piani…
Lui la invitò ad uscire per una passeggiata. La donna restò un attimo in attesa di capire cosa fosse meglio fare quando vide la sua mano armeggiare nella tasca.
Improvvisamente un’energia che non credeva di avere si impossessò di lei.
Gli disse che si, sarebbe stato meglio uscire. Nel mettersi la giacca prese il suo cellulare, premette il tasto 1, associato al numero della Polizia. Da ora tutto sarebbe stato udito e registrato.
Tergiversò un poco poi uscirono. Fecero due passi, ormai era notte. La gente non mancava ma si era diradata. In fondo il giorno successivo era un normale giorno lavorativo.
La vita andava avanti. La vita, pensò, va sempre avanti anche se per te si ferma.
Mentre camminavano per strada lui la prese sottobraccio e la costrinse ad imboccare una piccola via laterale, meno illuminata e meno frequentata.
Era fatta, pensò Lucia.
Mi ammazza, ora mi ammazza.
Sapeva che il Commissario era in ascolto e cominciò a prendere tempo.
- Gianni ma che fai? Perché abbiamo svoltato a Via Belsiana? E perché mi guardi con quegli occhi?
Lui continuava ad armeggiare con qualcosa che aveva nella giacca.
- Io ti ho sempre amata Lucia, sempre. Non posso vivere senza di te e se non ti posso avere io, non ti avrà nessun altro.
Fu un attimo.
Sentì un colpo e un forte bruciore alla spalla.
Nello stesso istante in cui stava perdendo i sensi sentì delle urla e il suono di una voltante della polizia. L’ultima cosa che vide furono le luci lampeggianti della Polizia e di un’ambulanza.

Quando si svegliò in ospedale il Commissario era lì davanti a lei e le sorrise.
- Sono viva?
- Pare di si, un colpo di pistola di striscio alla spalla, nulla di grave. Il suo uomo invece…
Lucia lo interruppe.
- Non è il mio uomo, non lo è mai stato per me. Nulla e nessuno possono appartenermi.
Il Commissario sorrise.
- Non per lei ma per uomini come lui si. Lei era di sua proprietà. E come lui stesso le ha detto, se non poteva essere sua non sarebbe stata di nessun altro. Appena arrivati stava tentando di togliersi la vita a sua volta ma non ha fatto in tempo. Pagherà per tutto ciò che ha fatto, glielo prometto sui miei figli.
Lucia io mi devo complimentare con lei per il suo coraggio. Se non avesse fatto tutto questo forse oggi avremmo avuto un’ulteriore vittima di amori finiti e non accettati.
Lucia sorrise. Non si sentiva un’eroina. Guardò il Commissario con occhi lucidi di commozione.
- Commissario, le donne di cui parla lei non sono vittime di amori finiti ma di amori malati. Amori che sono sempre stati malati. Sempre.
Poi si voltò verso la finestra, il sole illuminò il suo volto pallido e magro. Chiuse gli occhi come per assorbire quel calore, quell’energia e ricominciare…
Si addormentò così, con un sorriso appena accennato sulle labbra ed un futuro da inventare.


Dedicata a tutte le donne vittime di femminicidio.